Cos’è un Capex …
e perché ci dovrebbe interessare
“Ma io sono titolare di una piccola srl semplificata appena partita. Di che mi state parlando? Per favore non confondetemi le idee con l’inglese e con concetti finanziari che vanno bene per le multinzazionali…”
Già, vi capisco. Un po’ di educazione finanziaria però non guasta, per quanto piccola sia l’azienda di cui siete titolari. Se ce l’avete fatta a diventare imprenditori, è bene che continuiate ad imparare per estendere nel tempo e migliorare il vostro successo.
Mai smettere di imparare: non importa quale sia il vostro titolo di studio. Ora siete imprenditori e questa è la regola del successo.
Per dirlo in Italiano CAPEX significa spese in conto capitale. L’inglese come sempre è più immediato e ormai diffuso nel linguaggio aziendale, ma se usiamo l’italiano il concetto non cambia.
Stiamo parlando di attività che stanno andando bene e dopo un primo investimento vogliono investire ancora per crescere.
Diciamo che avete da poco effettuato un investimento per costituire la vostra startup. Avete investito 50.000 Euro, un po’ impiegando vostri risparmi, un po’ con l’aiuto di Microcredito Di Impresa. E’ passato poco più di un anno da quando avete completato l’investimento. L’attività è partita bene e ora vi accorgere che con un piccolo investimento aggiuntivo, ad esempio 10.000 Euro, potreste generare maggiori utili. Potreste ad esempio aggiungere un nuovo prodotto o espandere la capacità produttiva. Se siete un centro estetico potreste aggiungere un macchinario che vi permetta di offrire un nuovo servizio; se siete un ristorante aggiungere un dehor che vi consenta di accomodare più clienti.
Come avete fatto il vostro business plan all’inizio dell’attività vi metterete ora ad aggiornarlo con le nuove ipotesi di ricavi e costi. Corretto.
Sì, ma prima ancora le domande da farsi sono:
- Cosa mi porta questo nuovo investimento?
- Si ripagherà e in quanto tempo?
- Il rendimento atteso consentirà di rientrare del capitale e degli interessi?
In altre parole è bene considerare il nuovo investimento a se stante e sottoporlo a un calcolo di convenienza. Ecco i dati che vi servono per il calcolo di convenienza, nient’altro.
Tutte cose che nella vostra testa già ben conoscete, poiché è da qualche tempo che state pensando a questo nuovo investimento e un po’ di conti li avete già fatti.
Proseguiamo nelle nostra ipotesi a titolo illustrativo. Immaginiamo che il nuovo equipaggiamento consenta di produrre appunto nuovi servizi, che genereranno ricavi annui di 20.000 Euro. Il macchinario richiederà tuttavia per essere operato anche l’assunzione di una nuova risorsa part time, al costo annuo di 12.000 Euro. Stimiamo anche costi di manutenzione ed energia pari a 1.000 Euro l’anno.
Stimiamo che il macchinario abbia una vita utile di 6 anni. Potremmo anche ipotizzare che alla fine del sesto anno il macchinario abbia ancora un valore residuo e possa essere venduto per esempio a 1.500 euro. E’ possibile, come vedremo gestire anche questa ipotesi, ma è prudenziale fare i conti come se al sesto anno il valore si possa considerare azzerato.
Ecco quindi i dati che determinano il profilo di rendimento dell’investimento.
Euro |
|
Investimento |
-10.000 |
Ricavi annui |
20.000 |
Costi variabili anno, personale |
-12.000 |
Costi variabili anno, altri |
-1.000 |
Margine contribuzione/anno |
7.000 |
Vita utile dell’investimento |
6 anni |
Possiamo già vedere che il ritorno di 7.000 Euro consente agevolmente di ripagare il costo del macchinario, che si traduce in ammortamento annuo di 1.667 Euro e di ripagare altresì gli interessi, che possiamo ipotizzare con un po’ di approssimazione pari al tasso richiesto dalla banca o da MDI per finanziare l’investimento (in ipotesi 11%) sull’investimento medio nel corso degli anni. Poiché ogni anno accantoniamo l’ammortamento, il valore di lbro del bene diminuisce di anno in anno, fino ad azzerarsi. Quindi il valore medio dell’investimento nell’arco dei 6 anni è pari a metà dell’investimento iniziale, cioè 5.000 Euro. Possiamo quindi assumere come stima degli interessi nel periodo di 6 anni una media di 550 Euro all’anno (11% di 5.000).
Ci rimane quindi, al netto di tutti i costi un utile approssimato di 4.783 Euro/anno, pari al margine di contribuzione meno l’ammortamento, meno il costo del servizio del debito (7.000-1.667-550), quindi un utile significativo.
Questo però, anche se è già un’indicazione, non è il calcolo corretto. In particolare il calcolo degli interessi dovrebbe essere effettuato ogni anno sul residuo debito, un calcolo un po’ complicato.
Il metodo di valutazione corretto è quello di calcolare il tasso interno di rendimento dell’investimento, in inglese IRR-Internal Rate of Return. Questo è il tasso di sconto che applicato al flusso delle rendite annue per il periodo di vita utile dell’investimento uguaglia il costo dell’investimento stesso.
Complicato? Sì, un po’, per chi non ha cultura finanziaria.
Ma non importa. C’è una formula excel facile facile che potrete utilizzare.
Incolonniamo i flussi finanziari e le date degli stessi, in numero di giorni.
Al tempo zero viene effettuato l’investimento di 10.000 Euro, per semplicità ipotizziamo che i flussi positivi si materializzino tutti a fine anno. Nella tabella excel dobbiamo esprimere il tempo in giorni. Alla fine del sesto anno saranno trascorsi 2190 giorni.
Nella casella della formula usate la formula TIR.X inserendo in parentesi i dati delle due colonne, nel caso (a2:a8;b2;b8).
Ed ecco il nostro tasso di rendimento interno: 66.7%. Un ottimo rendimento, e quindi procediamo soddisfatti a richiedere il nuovo prestito all’istituto finanziario, allegando anche il calcolo di convenieinza a dimostrazione della professionalità acquisita dall’imprenditore.
Flussi (Euro) |
Date (giorni) |
-10.000 |
0 |
7.000 |
365 |
7.000 |
730 |
7.000 |
1095 |
7.000 |
1460 |
7.000 |
1825 |
7.000 |
2190 |
IRR (tir) |
66,7% |
Se volessimo cosiderare il valore residuo al settimo annuo dobbiamo solo cambiare l’ultima cifra da 7.000 Euro a 8.500 Euro, per tener conto del valore di vendita dell’impianto di 1.500 Euro. Ma il nostro tasso di rendimento cambierà di ben poco, da 66.7% a 67,3%.
Ecco perché nella maggior parte dei casi possiamo trascurare il valore residuo.
E ora che sappiamo come calcolare l’IRR vediamo alcune regole.
- Ovviamente per effettuare l’investimento il tasso di rendimento interno deve essere molto superiore al tasso a cui pensiamo di indebitarci.
- Mai e poi sostenere un investimento industriale con un tasso di rendimento inferiore al 20%.
Perché questo eccesso di prudenza? Semplice. Viviamo in un mondo di incertezze. Il costo dell’investimento è un costo certo mentre i rendimenti sono soggetti a forte variabilità, possono essere influenzati da tanti fattori: concorrenza, cambiamenti nel mercato, errori di stima, e così via.
Investite solo quando il rendimento è davvero interessante e sufficientemente certo.
E ora, fatto il calcolo di convenienza potete aggiornare il vostro business plan con la certezza che non potrà che essere migliorativo rispetto a quello senza il nuovo investimento.
Quindi non ci resta che augurarvi buoni investimenti.